La mostra

In occasione del centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, vorremmo offrire all’attenzione della cittadinanza e del pubblico, uno strumento di tipo divulgativo e nello stesso tempo di alta qualità sotto il profilo scientifico, che consenta una viva riscoperta di ciò che storicamente ricordiamo, unitamente ad uno stimolante approfondimento circa le implicazioni e le conseguenze che ha avuto sul mondo di ieri e su cosa può dire a noi oggi.

Mappa delle esposizioni

Mappa interattiva delle esposizioni

sabato 25 giugno 2016

Papa Francesco in Armenia per ricordare il GENOCIDIO degli Armeni nel 1915



Papa Francesco ha visito l'Armenia e ha ricordato il GENOCIDIO subito dagli Armeni sotto l'Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale.
Papa Francesco scrive prima di congedarsi sul Libro d’Onore  al Tzitzernakaberd Memorial di Yerevan, in Armenia : “Qui prego, col dolore nel cuore, perché mai più vi siano tragedie come questa, perché l’umanità non dimentichi e sappia vincere con il bene il male; Dio conceda all’amato popolo armeno e al mondo intero pace e consolazione. Dio custodisca la memoria del popolo armeno. La memoria non va annacquata né dimenticata; la memoria è fonte di pace e di futuro”.

«Quella tragedia, quel genocidio – ha aggiunto papa Francesco - inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli».

Gli Armeni furono la prima nazione ad accettare ufficialmente la fede cristiana come religione di stato nel 301.

Nel 1915 si attuò un vero e proprio olocausto, perpetrato con scientifica programmazione nelle esecuzioni, per la cancellazione di un popolo come soggetto storico e politico. Su una popolazione di 2.100.000 Armeni, ne resteranno vivi meno di 600 mila.

Le autorità governative fecero arrestare 500 esponenti del Movimento Armeno, che furono poi strangolati con del filo di ferro. Contestualmente, i soldati armeni sono via via disarmati, allontanati dall'esercito ed eliminati con lavori forzati ed esecuzioni sommarie. I corpi vennero spesso bruciati o gettati in grotte, in modo da non lasciare tracce. Tra il 24 e il 25 aprile del 1915, si passò ai sacerdoti, intellettuali e dirigenti, arrestati e massacrati.
Scattò in tutto il territorio turco un decreto di deportazione. Alle popolazioni armene, di villaggio in villaggio, venne ingiunto di lasciare entro pochi giorni la casa e tutti i beni, per essere “trasferite” in altre zone. I piccoli centri abitati furono svuotati con la forza e poi distrutti, la popolazione, messa in cammino nelle “marce della morte”, fu sterminata in un viaggio forzato a piedi di centinaia di chilometri, senza cibo né acqua, verso campi di concentramento nel Caucaso o nel deserto della Siria. Assaliti durante l'estenuante marcia dalla stessa “scorta” militare e dai curdi, a cui era stata data assoluta licenza di depredare, assassinare, stuprare, morirono per fame, sete, malattia, sfinimento 1.200.000 deportati. (L'eccidio degli armeni pag 103 La Grande Guerra. Politica Chiesa nazioni. Ed LINDAU)


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